giovedì 9 giugno 2016
Quella volta che potevo morire - uno
Come al solito un fatto di cronaca ha fatto emergere un ricordo fangoso; altrochè colpevolizzare chi non si è fermato a soccorrere la ragazza che ha finito la sua vita tra le fiamme, a me è capitato di non essere soccorsa dai carabinieri, seguite qui.
Era una sera di giugno, avevo abbastanza soldi da farmi come si deve, mi ero pure vestita benino: un giubbottino di pelle (che adoravo) su una lunga gonna di seta mimetica e Doc Martens da bambino (adoravo pure quelli).
Mi diressi pimpante verso Porta Nuova a cercar dosi quando in corso Vittorio mi si affianca una macchina:
"Vieni con noi bella?"
Conoscevo solo quello che guidava che era amico di un praticamente-boss di Venaria, tal Carnazza, per il quale avevo lavorato (quindi meritavo rispetto), l'altro aveva solo la faccia da gaggio, rassicurata da ciò, mi chinai altezza finestrino:
"Hai dei ganci qui? a Porta Pila c'è solo merda...."
"Tutto quello che vuoi, sali!"
Salii e ci dirigemmo verso la fermata dei pullman di via Nizza che per l'occasione era abitata da neri che ti venivano incontro proponendoti la loro mercanzia e tu, comodo comodo seduto in macchina potevi scegliere.
Massimo (quello che conoscevo) si girò verso di me che ero seduta dietro e mi chiese quanto avevo, dissi 50 (mentendo); fece finta di pensare, gli ordinò sei palline e appena il nero gliele diede partì sgommando, così AGGRATIS, mica gli aveva dato i grani!
Facemmo via Nizza fino alla farmacia notturna ululando di gioia, io pensavo che porca puttana ero sempre a piedi, non avevo mai potuto permettermi una cosa del genere, cazzo che genialata!
Già fuori dalla Farma però iniziarono i problemi; la roba era merda, nessuno dei tre aveva sentito un cazzo e certo non potevamo tornare a lamentarci anche se almeno non l'avevamo pagata.
Io pensavo che sì, era stato molto divertente ma istintivamente volevo liberarmi di quei due e andarmi a fare per i cazzi miei, cercai di salutare in qualche modo ma evidentemente ero l'unica che aveva dei soldi e lasciarmi andare non era nelle loro intenzioni.
Mi convinsero ad andare fino al Valentino, li seguii con l'intento di seminarli in qualche modo ma giunti in corso Massimo, come niente fosse, si appropriarono di una nuova macchina nel giro di neanche un minuto.
Giuro che se esistessero i campionati di furto d'auto, Massimo ne avrebbe vinti parecchi e comunque con 'sto ciocco dell'auto nuova avevano mandato in fumo i miei sogni di fuga!, meno male che mentre camminavamo ero riuscita ad imboscare nelle mutande i grani, poi avrei deciso il da farsi (beh sì, il da farsi mi pare azzeccato).
Proposi di andare da un mio amico spacciatore solo per amici (che forse solo Gix ricorda chi fosse) abitante in piazza Carducci, più che per trovare roba per cercare un alleato.
Il tipo c'era, salimmo i cinque piani vogliosi ma una volta su il mio amico ci disse che aveva solo coca.
SGRUNT!, solo la coca ci voleva a quei due, azz!!!
Infatti ci facemmo e successe un merdone!
Non ricordo neanche bene cosa ma iniziarono ad arrogare anche il mio amico, volarono schiaffi, forse pugni, forse altro che non so perchè appena ebbi l'occasione mi buttai per le scale e feci le rampe come fossero scalini, non so come ho fatto a non cadere o farmi male in tutta quella foga ma quando riuscii ad aprire il portone respirai affannata aria di libertà. Minchia come mi sentivo sollevata!
Sollevata ma anche un po' scema perchè invece di prendere le stradine laterali camminai lungo il corso, riraggiunsi corso Massimo e mi misi a fare autostop.
Incredibilmente si fermò subito una macchina, gli dissi che dovevo andare in centro ma questo poveretto non fece in tempo a dirmi di salire che subito giunsero quelle due merdacce a bordo di un altra auto ancora; il gaggio scese e mi tirò verso loro per un braccio, non riuscii neanche a dire aiut! che il tipo del passaggio era gia partito in quarta spaventato!
Di nuovo prigioniera di questi che nel frattempo erano sempre più svisati e che appena mi ebbero in macchina iniziarono col terrore psicologico:
"Te ne volevi andare senza noi eh! Stronza, ti conviene stare brava, ora andiamo in collina che dobbiamo fare un BMW su ordinazione"...
Ovviamente li implorai di lasciarmi andare, dissi che non gli servivo più a niente che avevo pure perso i soldi, ero solo un peso, ecc. ecc.
Come risposta accellerarono; il contakm diceva 180 nella strada tutta curve per Pino e Chieri, di notte...
Ad illudermi che forse non mi volevano fare del male c'erano sprazzi di discorso normale: "ecco, dovrebbe essere qui"...
Giungemmo nei pressi di una villa, parcheggiarono in un prato (più bosco, direi) e cominciarono ad incamminarsi a piedi.
Io feci persino la spiritosa: "Vi aspetto qui, guardo che non ci rubino la macchina"...
I tamarri non hanno senso dell'humour e il gaggio tornò indietro, mi riprese per un braccio e mi 'convinse' a seguirli.
Forse il ruolo del gaggio era prendere me per il braccio, qui sais..
Altro sprazzo di normalità fu il sopralluogo intorno alla villa, il BMW c'era davvero ma Massimo sciorinò problemi tecnici sul motivo per il quale il furto non si poteva compiere in quel momento e aggiunse; "Andiamocene!"
Fiuuuu, che figo uscire dal bosco, sarà per colpa dei Cure ma a me la Forest mette paura, non è la mia specialità, solo il cemento mi fa sentire al sicuro.
Tornammo verso l'auto a braccetto come tre amici che han fatto un pic-nic; io in mezzo e loro che facevano piani su come portare via il macchinone quando, totalmente a sorpresa, fui colpita e tramortita da una testata da antologia che mi fece quasi perdere i sensi e mi privò dell'equilibrio. Finii a terra, tra foglie e pigne.
Quando riuscii ad aprire gli occhi, Massimo era su di me che mi riempiva di schiaffi e pugni:
"Volevi fare la furba eh, brutta puttana, caccia i soldi o non te ne esci di qui!"
Io neanche parlavo bene, sentivo il sangue in bocca, la faccia gonfia ma si capiva che ribadivo di averli persi i soldi, il tutto mentre Massimo mi metteva le mani ovunque per cercare il bigliettone; quando giungeva nei pressi delle mutande, mi divincolavo e riuscivo sempre a fargli perdere la rotta chè ormai era chiaro, mi avessero trovato i grani per me sarebbe stato molto peggio!
Non so quanto durò quest'agonia ma ad un certo punto si girò verso il gaggio e disse: "Questa non ce li ha davvero i soldi, andiamocene!"
Ecco, quello fu un momento in cui capii.
Capii che tutti i detrattori dell'esistenza di Dio (Gesù per me), possono andare a fare in culo magari pure a braccetto tutti insieme perchè quella notte ci potevo lasciare davvero le penne e non so come abbia fatto quel polipo pazzo a non trovare il malloppo.
Riuscii a mettermi seduta dopo non so quanto tempo passato a rotolarmi tra resina e foglie. Avevo i capelli che sembravano coiffati da Coppola per un qualche calendario a tema afro, sputavo sangue e neanche potevo vedere in che stato fosse la faccia che 'sti cazzo di boschi son privi di specchi o simili.
Avevo talmente paura del bosco che mentre vedevo quei due parassiti allontanarsi gli urlai qualcosa tipo: "Volete mica lasciarmi qui?"
Neanche mi risposero ma quando sentii l'auto allontanarsi, pur se nella giungla, provai sollievo.
Mi misi in piedi, la maggior parte del corpo era a posto, mi reggeva, (almeno quello!), il resto era un po' a brandelli ma, come per rassicurarmi, impugnai il cinquantone che mi restava e benchè in una situazione di merda, il contatto con la carta moneta mi fece sentire come se avessi vinto!
Mi diressi verso la strada; anche se era notte fonda speravo nel passaggio di qualcuno che mi avrebbe riportato a Torino ma invece le poche macchine che passavano, andavano nel senso opposto insomma, ero in carenza sparata, acciaccata e contusa, spaventata, quasi stuprata, quella cazzo di gonna di seta poco poteva contro il freddo della collina e per di più era troppo presto o troppo tardi per poter vedere passare un bus.
L'unica cosa positiva era che per la città la strada era in discesa, la percorrevo inciampando nei miei passi quando ad un certo punto vidi un bagliore di fari, mi buttai nel mezzo agitando le mani, continuai a farlo anche quando misi a fuoco che era una macchina dei carabinieri che gentilmente si fermarono, riassunsi più o meno quel che mi era successo anche se bastava guardarmi per capire che me l'ero vista brutta, voglio dire, persino un carabiniere avrebbe potuto capire...
E loro infatti capirono ma purtroppo, disse quello seduto lato passeggero, non possono caricare in macchina estranei senza motivo.
Senza motivo.
Se penso a quante volte ero salita su quelle macchine di merda per futili motivi senza neanche chiederlo... e ora che avevo davvero bisogno, che stavo davvero male, che avrei potuto beccare again quei due pazzi che magari avevano cambiato idea e avrebbero potuto tornare indietro... ora che, ancora tanto se potevo essere lì a chiedere aiuto, questi due paladini della giustizia mi dicevano NO.
Capite quindi cosa posso pensare se dopo ogni cazzo di donnicidio stanno tutti lì i dotti, tutti con la verità in mano ma senza ombra di soluzione in ogni cazzo di programma a parlare col senno di poi, a fare ipotesi sterili sul come e sul cosa fare quando io son stata addirittura rifiutata da chi i cittadini (di qualsiasi specie) li dovrebbe difendere.
E la serata mica è finita lì, altra sfiga mi attendeva dietro l'angolo ma almeno ero in mezzo al cemento, fortunatamente ero sola, e soprattutto non avevo bisogno di aiuto tantomeno dei carabinieri solo che ve lo racconto un altra volta perchè adesso ho fame e LelloJello pure.
Miaoooo
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento