domenica 23 agosto 2015

Latitanza giustificata

Scusate la latitanza ma sono tutta presa dalle disgrazie di roma,
se penso che esigevo il declassamento da capitale a capoluogo di provincia a febbraio, non vi dico ora quanto mi scompiscio ad ogni telegiornale!
Infatti vi devo lasciare perchè inizia il tg e non vorrei perdere ragguagli ulteriori circa il funerale Casamonica di cui parleremo con le lacrime agli occhi.
Promesso!

mercoledì 5 agosto 2015

postilla al post di ieri

Diverse volte a causa delle reciproche cavalline (simpatico modo di dire che significa fare galera a più riprese), è successo che a me dicessero che Fabio era morto e lo stesso si diceva di me quando non mi si vedeva per un po'; evidentemente era più elegante pensarmi morta che in galera, quindi quando anni ed anni dopo ci siamo rivisti, eravamo tutti e due sorpresi ma soprattutto felici di quanto gli altri si fossero sbagliati circa le nostre vite ed è stata in quell'occasione che Fabio mi raccontò di quel che combinavamo coi neri, io quegli episodi li avevo ovviamente rimossi, il discorso venne fuori mentre ci raccontavamo le varie vicissitudini che ci portarono fino all'accantonamento del nostro vizietto ed io non mi spiegavo come mai in un determinato periodo tutti i neri ce l'avevano con me. 
E' lì che mi disse: "Minchia Lella, con tutto quel che gli abbiamo combinato"!
Poi si perse in dettagli di cui com'è ovvio, ora un po' mi vergogno ma era una guerra, una guerra contro noi stessi per primi, gli altri erano comparse, la vita aveva valore solo quando riuscivamo a soddisfare il nostro bisogno primario. 

E' stato così per un bel po', è così per tutti quelli che ne sono ancora dentro.

martedì 4 agosto 2015

Io e il Nero

Ricordate che vi avevo raccontato di una volta che mi avevano arrestato ed avevo fatto innervosire gli sbirri perchè non vedevo bene il distintivo ed allora mi avevano portato in Via Grattoni e trattenuta perchè volevano info circa il pusher da cui mi ero servita ma io ero stata generica e solo dopo aver stilato un verbale inutile mi avevano fatto passare davanti ad una stanza dov'era detto pusher che se la cantava come fosse all'Opera?
Beh, non vi ho mai raccontato i risvolti di quella vicenda ed è giunto il momento di farlo:

quando riesci ad uscire da Via Grattoni con una semplice denuncia a piede libero una felicità estrema prende possesso della tua persona, lo scampato pericolo di finire dentro offre gioie esageratamente durature che qualsiasi tossico immortala nell'unico modo che conosce, un bel perone!
Per me non andò così quella volta.
Già il giorno dopo mi accolse un aria piena di merda appena mi presentai in piazza.
Tutti i pusher alla mia vista reagivano come fossi una lebbrosa, mi mandavano via, addirittura scappavano, mi creavano terra bruciata... io non ne comprendevo il motivo e tantomeno ne avevo la forza anzi, le forze a poco a poco mi abbandonavano per lasciar posto alla caraEnza (uno slang affettuoso per dire carenza) e non vedevo via di uscita chè era agosto e di piazza di spaccio c'era solo quella, Porta Pila.
Di dare il grano in mano a qualche tossico sconosciuto non se ne parlava che sicuro mi avrebbe paccato perchè la regola del se qualcosa può andare male stai tranquillo che lo farà, vale in ogni ambito, quindi continuai a non capire ma soprattutto iniziai a stare davvero male.
Malissimo!
Peggioravo di ora in ora ed era surreale avere soldi in tasca ma nessuno che mi vendesse una dose, che cazzo era successo?
Riuscii a comprare del metadone in nero (quello si compra dagli italiani), non è che mi coprisse granchè però il tipo che me l'aveva venduto aveva indagato un po' e mi disse che i marocchini erano stati informati del fatto che ero un infame.
Michia, io un infame???
E quando era successo, nel sonno?
In pratica il Pavarotti che era stato arrestato quasi con me,  per coprire le sue magagne, aveva ritenuto giusto incolparmi pur di pararsi il culo con gli altri marocchini e ovviamente i suoi connazionali gli credevano o, almeno, credevano più a lui che a me che ero all'oscuro di tutto e non avevo diritto di parola.
Non riuscite neanche ad immaginare quanto sia brutto portare la croce dell'infamità specie se non è vero, vieni guardata male da chiunque, additata, emarginata.
Emarginata dagli emarginati.
Proprio non ne potevo più, tra la carenza ed i sospetti ero un blocco di angoscia coi capelli rossi, serviva un miracolo.
Il miracolo giunse, non tanto puntuale eh, ormai era quasi una settimana che vivevo da infame without a cause ma, quello che voi chiamate Destino, mi aiutò ancora una volta e questa volta aveva pure un nome: Fabio il Negro.
Con Fabio che non era negro ma solo molto scuro di pelle, avevamo combinato angherie di ogni tipo, portato prepotenza e sopraffazione in ogni zona della città, anche nella sua Mirafiori; eravamo un'accoppiata del terrore, derubavamo i neri (quelli veri), io li distraevo poi arrivava lui che menava come poche volte ho visto in vita mia e gli portavamo via le palline. A volte menavo anch'io; tra noi vigeva il rispetto assoluto, eravamo compari ma non stavamo insieme, mai successo! il nostro amore individuale era tutto per Lei.

Quando lo incontrai ero allo stremo, nervi a pezzi e incazzata proprio tanto.
Lui era uscito di galera il giorno stesso, mi chiese chi ce l'aveva buona, gli dissi che proprio non lo sapevo e gli spiegai il perchè. 

Lui mi ascoltò in silenzio, troppo silenzio, l'unico segnale di interesse che mi giungeva era dato dalle sue narici che si allargavano, proprio come quelle dei tori infuriati. Se ben ricordo non ho avuto neanche il tempo di finire il mio racconto che lo vidi partire verso un marocco a caso, lo appiccicò al muro scuotendolo diverse volte, io ero distante e non sentivo esattamente cosa gli urlasse ma si girava frequentemente verso me indicandomi poi, mollò il marocco#1 e si diresse verso un altro che gli era stato indicato dall'ormai sanguinolento #1, appiccicò anche questo al muro finchè non si formò un capannello di inquisitori nordafricani che pure se erano tanti non osavano avvicinarsi dato che Fabio aveva preso una mazza da chissà dove e la mulinava come solo gli Ultras san fare poi, inaspettatamente, lanciò detta mazza per terra e si misero a parlare.
Parlarono alcuni minuti, non tanto, dopodichè ci fu una parata di pacche sulle spalle finchè si girarono verso me facendo il gesto di avvicinarmi.
Dato che c'era Fabio, io mi avvicinai senza paura e da lì iniziò una serie di scuse e richieste di perdono a me rivolte che mi lasciò esterefatta! più estere che fatta

Finalmente mi spiegarono e dissero che siccome avevano trovato giustamente strano che il pavarotti fosse stato rilasciato subito nonostante fosse stato colto in flagrante, lo incalzarono e che questo per evitare le ire e chissà cos'altro dei suoi soci, aveva trovato più comodo accusare me (e questo lo avevo immaginato) ma quando poi la settimana stessa i chiamiamoli capi erano stati oggetto di perquise et arresti proprio nel giorno del carico, si era capito che tali informazioni non avevo certo potuto fornirle io.
Purtroppo nel sud del mondo le donne valgono niente (se poi sono tossiche, ciao!) e ci volle Fabio per farmi ottenere giustizia.
Per farsi perdonare pè davero, ci omaggiarono di alcuni grammi no tagliata, buona eh! e ancora scusa rossa...
Ora, lo so che fa strano pensare al Negro come ad un paladino della giustizia ma è successo e sono sicura che di azioni giuste ne ha fatte anche altre solo che per lui non era buono a livello di immagine vantarsene, preferiva mostrare il lato scuro anzi, il lato Negro.


Addio Fabietto e ancora grazie!!!