lunedì 15 febbraio 2016

invisible???

Quando i preservativi cominciarono ad andare di moda, avevo trovato geniale che la maggior casa produttrice di cappucci si chiamasse Durex; che so, lo trovavo di buon auspicio (almeno per noi italiane...).
Adesso la medesima casa ha immesso sul mercato il suo nuovo prodotto che si chiama INVISIBLE.
Ora, va bene che la maggior parte della popolazione femminile mente spudoratamente quando dice che le misure non hanno importanza ma tu puoi chiamare un copricazzo invisible???
Cosa c'è nella scatola oltre l'odiato pezzo di gomma, una lente di ingrandimento o peggio del Luminol?
Non era meglio Sensible o meglio ancora Captain Sensible così gli uomini privi di fantasia trovavano bell'e pronto un nome per l'attrezzo?
Certo nessuno arriverà alla creatività di IceT che il suo coso lo chiamava Jack the Ripper ma invisible proprio NO, non si può sentire o forse è proprio questo, è un gioco di parole: invisible non si può sentire!!!
Pensate, se non lo scrivevo, non la capivo...


martedì 2 febbraio 2016

una brutta storia

Quel che vado a raccontarvi è cosa che avevo rimosso ed è come uscita dalla nebbia una di queste notti; un sogno di quelli che ti interrompono il sonno e ti lasciano spaventata a letto.

Con quasi certezza era il '96, dopo essere uscita dalle Nuove avevo cambiato in qualità di ospite indesiderato diverse dimore per poi ritrovarmi come dice una famosa canzone on the road again.
Con tutta probabilità questo sentirmi scartata mi aveva spinto a darmi una calmata, a smettere, ad accontentarmi del metadone ma soprattutto a non chiedere più aiuto a nessuno che tanto poi si pretendeva lucidità, lealtà e un minimo di impegno, cose che non ero disposta a concedere ad alcuno a meno che non fossi io a pretendere da me.
Affittare una casa era fuori portata che non avevo garanzie da apporre ma siccome almeno avevo i documenti (cosa per niente scontata per Lellazepam), avrei potuto provare in qualche albergo.
La mia scelta cadde sull'Hotel Centrale in via Mazzini alle spalle del Conservatorio così ero comoda per il Mauriziano e soprattutto ero in centro. 

Alla reception non mi avevano fatto tante storie, solo avvertita che non si poteva portare gente in camera cosa che, vista la popolarità di cui godevo in quel periodo, mi veniva praticamente automatica. Se non ricordo male costava trentamila lire al giorno da pagare puntualmente!!! (questo era il secondo avvertimento della reception).
La brava cazzona orgogliosa e a se'bastante non aveva calcolato che per pagare la camera avrebbe dovuto comunque continuare a rubare e dopo un po' (neanche tanto a dire il vero), decise che rubare per rubare tanto valeva ricominciare a farsi anche perchè sennò si annoiava nella sua stanzetta.
Ho detto stanzetta?
Ecco, non ho mai capito come il Centrale potesse nominarsi hotel perdipiù a tre stelle, a me pareva un classico appartamento di quelli con le stanze che danno su un unico corridoio e purtroppissimo pure un unico bagno per un totale di almeno sei stanze a piano.
Meno male che nella mia stanza avevo un grosso lavandino e che sono cresciuta accontentandomi del solo lavabo per anni e quindi ero allenata a fare comefosseunadoccia.
Non fosse stato per le losche attività delle ospiti, potevi anche avere l'impressione di essere dalle Orsoline perchè era raro incontrare clienti uomini, in pratica la popolazione del Centrale era composto da mignotte (nere e albanesi) e tossiche (io).
Stranamente però da alcuni giorni sulle scale incontravo un uomo presumibilmente angloecc. perchè una volta mi aveva salutato: 

"Hi!" 
"Ciao" gli risposi io. 
Sì, sì, poca lana, il mondo mi scarta e allora fanculo il mondo, zero sympathy, no english.
Quella sera però il mondo, nelle vesti di Gianca e Natascia, decise di darmi un altra possibilità: loro volevano assolutamente vedermi  ed io ero presa benissimo dal passare una serata con amici veri tanto che tentai l'opzione 'doccia comune' ma non appena uscii nel corridoio si aprì la porta della camera che occupava colui che ho poi scoperto essere americano che completamente svisato mi chiese aiuto:
"Please, help me!"
Io scostante strinsi a me l'enorme beauty, tirai su il collo dell'accappatoio e sorpresa risposi: "Can I?"
sarebbe: sei sicuro che una come me possa darti aiuto?
Lui davvero disperato disse ancora: "only you can help me" mentre con cautela spalancava la porta della sua camera facendomi intendere che non poteva spiegarmi lì nel corridoio e che potevo fidarmi.
Mi bastò buttare un occhio per capire che si trattava di un fratello...
...stagnole, posaceneri traboccanti, siringhe e un cucchiaio (non capirò mai perchè gli americani non usano la fiala), entrai sapendo che non dovevo temere niente a livello sessuale e quando vidi una spada piena sul comodino posi automaticamente l'attenzione sulle sue braccia grondanti sangue.
Era un fratello a tutti gli effetti, anche lui aveva problemi di vene!!!
Ormai coinvolta a livello solidale gli dissi: "No problem!" che inglesona eh!
Lo misi a sedere e con un asciugamano bagnato gli ripulii le braccia dal sangue ormai coagulo e da vera professionista iniziai ad esplorare la zona stringendo ed intimandogli di pompare con un non so se corretto PUMP! e dopo poco trovai una vena che consideravo GOOD, lui mi porse la spada bella piena devo dire, inserii l'ago, la vena rispose bene, tirai su e quando il sangue invase il TRIGGER alzai lo sguardo ed ebbi modo di vedere sul suo volto gioia e gratitudine.

Il brutto è che con tutta probabilità quello fu l'ultimo sentimento che l'americano provò perchè quando finii di iniettare la dose da lui preparata (è bene dirlo!) i suoi occhi sbiancarono e le labbra divennero viola...
Cazzo, era in OVER!
Gli tirai su le gambe, iniziai a pompare il cuore ma non rispondeva, allora urlai AIUTO nel corridoio, nessuno rispondeva, chiamai la reception, c'era bisogno di un ambulanza.
L'ambulanza arrivò ma c'era più niente da fare e allora dato che era nelle vicinanze arrivò pure un auto della Polizia ed iniziarono tutti ad interrogarmi, me che ero ancora in accappatoio stordita dall'infranta illusione di poter essere utile almeno una volta, l'autostima sotto il culo e come se non bastasse arrivarono pure Gianca e Nat che si spaventarono a vedere tutto quel trambustìo di lampeggianti, credevano mi fosse successo qualcosa ma io apparsi dal balconcino piena di  rassicurazione gridando frivoli quanto incredibili:"adesso scendo - arrivo - non vi preoccupate", quando invece ero ostaggio degli sbirri, della vergogna e pure della malasorte.

L'unica cosa che andò bene (il che era per niente ovvio) è che gli sbirri non si accanirono su di me come invece aveva fatto il destino, credettero alla mia versione anche se ero una tossica e così ebbi modo di constatare che la dipendenza è fattore di Ugualianza; pur se scagati dal mondo, un tossico torinese vale quanto un tossico americano cosa che non si può dire a livello di cittadinanza, di politica, di ecceterismo.
L'altra cosa che ho capito è che l'adrenalina batte l'endorfina tanto a zero perchè da fattissima che ero, per cercare di salvarlo, mi è scesa tutta la roba e anche questo è stato poco carino.
Una cosa bella però c'è, Gianca e Nat sono ancora miei amici, mi vogliono ancora bene anche se erano lì quella sera e altre sere e come loro molti altri ma spero tanto non accada di nuovo che una notte esca dalla nebbia qualcosa che pare sogno ma sogno non è.