martedì 10 settembre 2013

La storia della 'collanina' di cicatrici

Correva l'anno 1993, come vi ho già raccontato tremila Post fa, gli sbirri avevano effettuato una retata di portata eccezionale e grazie a quell'infamone di Ubaldo, tolto di mezzo tutti i pusher italiani e calabresi. 
Io col mio amico dal cognome ingombrante (Calò, non vi dico quando ci fermava madama....), dovemmo cambiare mercato e rivolgerci per la prima volta dai marocchini che non consideravano smercio all'ingrosso, solo dettaglio.
Solo palline del cazzo. 

Ce ne volevano tredici o quindici per avere una grammata...
Non conveniva ne' economicamente, ne' qualitativamente, ne' come tempo perso a srotolare 'ste cose che il più delle volte puzzavano di merda ma tutto era meglio della Carenza!
Quel giorno lì, andò ancora peggio: gli sbirri spinti da quella simpatica legge chiamata Vassalli/Iervolino, erano scatenati, presidiarono Porta Palazzo dal  mattino fino a sera.
Noi tossici dopo tanto attendere, fuggire e fare cisti 

iniziavamo a perdere colpi e ad assomgliare sempre più a profughi appena sbarcati dalla Carenzia; il livello di attenzione si abbassava come anche la pretesa di trovare roba buona.
Alle venti avremmo dato tutti la vita per una pallina di qualcosa.
Finalmente la situazione si smosse, iniziarono ad arrivare nordAfricani con borse quadrettate, le stesse che usano per trasportare cibo, e si posizionarono sotto il portico che porta alle Tre galline.
Ci piombammo tutti lì.
Io e Calò fummo subito presi in simpatia dato che volevamo tredici palline e ci servirono subito.
Gli altri tossici ci presero invece in antipatia e noi eravamo talmente annichiliti da non accorgerci che mentre ordinavamo di fianco c'era una TROIA ILLIMITATA che diede una sorta di allarme ad un gruppo di malazionisti.
Io mi accorsi di niente, mentre venivamo via dal portico sentii Pino che mi urlò:
"Lella, scappaaaaaa....."
....e me lo urlava mentre si dirigeva verso le Porte Palatine....
Scappai anch'io in quella direzione, convinta di essere inseguita da Madama, sennò conveniva restare al centro della Piazza e correre verso corso Giulio Cesare.
L'istinto mi disse che chiunque fosse, era meglio ingoiarle le palline e le ingoiai mentre correvo, correvo, correvo....
Lo sanno tutti che correre non è la mia specialità, in carenza poi...
Mentre correvo, correvo, correvo, neanche mi accorsi dei due tagli che mi avevano appioppato alle spalle e che lacerarono giubbotto di jeans, felpa, maglietta e pelle.
Ad un certo punto questi che mi rincorrevano mi superarono, si misero a semicerchio davanti a me ed io constatai finalmente che non erano sbirri, ma questa non era una buona notizia:
sette 'uomini' e due 'donne', una la conoscevo, era una merdaccia totale con cui mi ero picchiata il giorno prima sempre in Piazza perchè l'avevo sgamata che grattava muro e voleva dare pacco ad un ragazzino che ho prontamente avvisato.
Insomma, mi ritrovo accerchiata da 'sto branco di più disperati di me che mi puntano un taglierino alla gola intimandomi di dargli le palline.
Io che, ormai ne sono certa, neanche in punto di morte perderò il senso dell'humour, li guardai con faccia di sfida e gli dissi:
"Seeee, se vuoi le palline, è qui che devi tagliare (e feci segno verso lo stomaco)!"
Loro ovviamente non apprezzarono la battuta e mi tagliuzzarono il collo per dispetto, poi mi trascinarono verso le macerie romane, mi saltarono addosso, tastarono ovunque e si presero  portafoglio (vuoto) e un anello a forma di drago che adoravo!
Pino (Calò), mi raggiunse, anche lui aveva uno sbreco incredibile sul braccio e guardandomi collo e schiena disse che era meglio andare a farsi vedere all'ospedale.
Io da tossica seria dissi che era meglio farsi prima, e poi decidere.
In macchina avevamo bottiglie d'acqua, iniziai a berne veloce un litro e arrivati in Via Barbaroux dove gli dissi di fermarsi, scesi, misi tutte le dita che avevo in gola ed iniziai a vomitare, oddio, vomitare... era solo acqua..,...acqua e ogni tanto una pallina.
Lui contava le palline ed io continuavo ad ingerire acqua finchè l'appello non fu terminato:
Pino: "tredici!!!"
Io: "Corriamo a casa mia, dai!"
Meno male che almeno non era un pacco sennò vi immaginate che tragedia?
Poi lui andò all'ospedale, gli misero tredici punti (come le palline!), io decisi che erano ferite superficiali, che non avevo voglia di rilasciare verbale raccontando la rava e la fava e mi curai da sola.
Dopo una settimana mi arrestarono ed avevo ancora qualche crosta sulla schiena quando le ragazze mi avvisarono che era entrata Anna, la SuperMegaMalazionista autrice delle mie cicatrici.
Chiesi loro di avvisarmi quando sarebbe andata in doccia.
è così al femminile, meglio legnarsi in doccia che all'aria
Le ragazze mi avvisarono, andai in doccia poco dopo di lei e, come si dice alle Nuove, l'ho lasciata ripiegata nel lavandino!
E' stata una grande soddisfazione anche perchè quella è morta dopo pochi mesi da libera quindi se non avessi approfittato di quel momento, non avrei guardato la mia collanina di cicatrici con lo stesso orgoglio con cui le vedo ora!