mercoledì 22 luglio 2015

da vomitare...


Quel che segue è una lista di banalità che chissà  quanti avranno già scritto; in genere non mi piace essere banale ma ho bisogno di sfogarmi:

Mi fanno vomitare i romani e la loro sporca città di merda che invece che commissariata andrebbe declassata a capoluogo di provincia, non posso più guardare quel che combinano agli immigrati che a naso mi sembrano molto più intelligenti dei burini contestatori. Fossi in Francesco sposterei la Santa Sede ad Avigliana che c'è pure il laghetto (pulito).
Ne posso più di quelli che ti scrivono messaggi e mettono faccette al posto della punteggiatura specie se han più di trent'anni...
...degli alti di rihanna, katy o miley non so, non le distinguo se non per la musica di merda.
Ne posso più della musica di merda, le ocarine e tutti quelli che vanno in Africa e tornati ci propinano un disco dove suonano corde di liana, nacchere di capra, denti di coccodrillo...
...ne posso più degli allergici, delle mozzarelle e del latte senza lattosio, del pane senza panosio e così via.
Non sopporto più i proibizionisti, la meloni infighita ma instupidita, le brave persone, le acque chete, le persone solari, gli atei che ti vogliono convincere che Dio non esiste e che Gesù se lo sono inventati gli antenati, tanto meno sopporto gli ani sbiancati, l'epidemia di fighe secche che han bisogno del gel e quelle col grande labbro sporgente che gli da' tanto fastidio...
...del deodorante che più sudi più profumi, di quella troia che per chiamare i figli a tavola gli manda la foto degli hamburger via whatsapp ma guai a dire che gli italiani son bamboccioni e dato che ci sono, odio pure sua figlia che chiama il vegghi veggi;
basta con la farina 00, coi kebabbari puzzoni e basta quelli che non ce la fanno con 1200 euo al mese e allora renzi gliene aggiunge 80 ma non va bene lo stesso però continuano a fare un lavoro solo per lo stipendio anche se dovrebbero essere buoni infermieri, buoni medici, buoni maestri.
Ne posso più della buona scuola, della legge elettorale del è colpa dell'euo, di netanyahu che la bomba atomica la deve avere solo lui e b/hashtag con sta storia che fan sempre il contrario di quel che vorrei io!

Ne posso più del mio telefono che non squilla quando sto male ma appena mi metto a scrivere, ale'!
Soprattutto non sopporto più questo caldo di merda e quel sole del cazzo che cos'avrà mai sempre da splendere, vada in Africa minchia, qui sì che si dovrebbe sospendere il trattato di Schengen!

P.S.: Maiuscole solo a chi le merita, come al solito

domenica 5 luglio 2015

La storia di Debora M.

Quel pomeriggio dovevamo essere piuttosto prive di forze, idee e soldi (in una parola sola, in carenza), se io e Debora avevamo deciso di colpire il solito negozio di telefonia di Via Carlo Alberto dove eravamo piuttosto sputtanate. La tattica era la solita, prima di entrare decidevamo chi delle due distraeva e chi arraffava. Spesso si discuteva a lungo circa il ruolo da sostenere chè entrambe preferivamo la seconda opzione e spesso facevamo i turni; in un negozio intrattenevo io e nel seguente l'avrebbe fatto lei.
Siccome era il primo negozio della giornata, lanciammo la moneta, venne testa (io scelgo sempre croce), dunque toccava a lei distrarre e quando io sarei uscita con una scusa, lei avrebbe capito che avevo fatto e dopo poco mi avrebbe raggiunta fuori.
Di solito era così, invece Debora approfittò del fatto che la tipa fosse andata nel retro per colpire anch'essa ma la cosa andò storta, forse era una trappola ed io da libera vidi solo la signora chiudere a chiave il negozio con la mia amica dentro e dopo pochissimo giungere i vigili che se la portarono via.

Le avevo insegnato io a rubare, quando la conobbi era una diciassettenne appena scappata di casa che si faceva ospitare quì e lì ricambiando il domicilio facendosi scopare da qualche marocchino di Via Buniva dal quale otteneva roba per se' e per i suoi ospiti.
La mia altalenante integrità morale pur non giudicando chi faceva quella scelta, non accettava che oltre l'anima si vendesse anche il corpo per l'eroina eppoi Debora (che però io chiamavo Sdeb o Sdè) aveva scelto solo per fretta la via più ovvia e siccome era piuttosto sveglia e in quel momento mi serviva una buona spalla per i miei furti, cercai di insegnarle il mestiere.


Era bionda Sdeb, occhi azzurri, magra ma con una quarta di reggiseno, tette perfette, un viso d'angelo. Un angelo ambiguo che dalle sue labbra sottili faceva partire espressioni e ghigni tutt'altro che rassicuranti. Lo vedevi ad occhio nudo che dentro quel putto si celava inquietudine mista a merda.
Lei era la prima di cinque fratelli (e sorelle), padre camionista, madre anaffettiva e diciamolo pure, zoccola, di quelle zoccole che badano a sistemarsi per bene infatti si era messa con un grande importatore di tappeti orientali mollando i pargoli al padre che non c'era mai e così Sdeb si trovò a far da madre ai fratelli dall'età di dieci anni.
Forse un bel giorno la madre decise che si era sistemata abbastanza e pensò di riprendere con se' la prole ma ovviamente un abbandono del genere lascia una ferita putrida dalla quale oltre al pus esce non-fiducia, rabbia e ribellione e Sde(b) come tutti noi tossici imparò a soffocare questo magma emotivo con la roba. 

La zocc... pardon, la madre, non accettava questo stato delle cose e Sdè scappò di casa vagabondando e svendendosi finchè non incontrò me.
 

Dapprima  la ospitai nella mia sgarrupatissima casa di Via Bava imponendo la sua presenza a mia madre che dopo un po' però iniziò a dare i numeri, giustamente, chè un tossico va già a merda ma due...
Fu così che la sera si usciva oltre che per procurarci la sostanza anche per trovarle una sistemazione permanente e tutti, tutti nel vederla la volevano ospitare, al solito prezzo però.
Finalmente una sera che non so se definire fortunata, incontrai da Giancarlo un mio amico pittore ex tossico col quale ero già stata in affari quando lavoravo al Sax, era il mio pusher di afgano, uno molto sensibile che nel vedere Sdeb mi chiese: "cosa bisogna fare per vederla sorridere?"
"Trovarle una casa dove nessuno voglia per forza approfittare di lei", risposi.
Lui mi disse che allora l'aveva trovata, la casa e lei finalmente sorrise.
Quel suo sorriso
Per un po' continuammo a lavorare insieme, ci avevo visto giusto, era una ladra perfetta, mai avuto una socia simile neanche dopo, eravamo in sintonia, coordinate, impietose e fino a quel pomeriggio inafferrabili!

Poi Piero (il pittore), ricominciò a farsi, era vittima del sommerso di Sdeb, la amava in tutta la sua ambiguità perchè lei non poteva fare a meno di dominarli gli uomini, ridurli ai suoi ordini, svilirli, disprezzarli , usarli ma soprattutto era capace a tenerseli o riprenderseli, le bastava tirar fuori l'angelo che copriva il suo essere.
Piero cominciò anche a spacciare per tenersela vicino e un brutto giorno madama fece visita nella loro dimora e li arrestò; era quella famosa retata di cui vi ho già parlato, quella di Ubaldo l'infame.
Nonostante lei fosse appena maggiorenne le diedero da scontare come niente fosse 7anni che alle Nuove le valsero il soprannome di Curcio.
Quando arrestarono anche me per la prima volta, è in cella da lei che andai ed è grazie a lei se quella carcerazione passò abbastanza veloce, bene non lo posso dire che, lo ribadisco, la prima volta in carcere è davvero brutta, dopo ci fai l'abitudine ma la prima volta è davvero angosciante specie se non hai amici ma io l'amica interna l'avevo e anche se ero più grande di una decina d'anni, quella volta Sdè dovette far da madre anche a me!
Uscii prima io che ero stata condannata a soli novanta giorni e dopo qualche mese grazie al suo super avvocato, uscì anche lei. Piero no, lui si era accollato il più possibile oltre che pagarle il suddetto avvocato.

Tornando a quel pomeriggio, seguii con lo sguardo la macchina dei vigili e vidi che la portarono nella vicina stazione di Via Giolitti; io stavo male malissimo, non riuscivo a gioire del fatto di averla scampata, non riuscivo a sentirmi libera, anche se era bastarda dentro, non potevo lasciare una poco più che bambina da sola in un momento simile e dabasso mi arrovellavo su cosa avrei potuto fare per tirarla fuori.
Risposta: niente!
E allora, cosa avrei potuto fare per farla stare meno male?
Risposta: mi consegno anch'io!

Lo feci!
la solita storia del mal comune mezzo gaudio, in due avremmo sopportato meglio, pensavo
Il rischio era grande, avrebbero potuto portarci dentro tutt'e due ma la faccia che lei fece quando vide entrare nell'ufficio pure me, non ha prezzo.
Le lacrime di gioia e sorpresa che le scesero dissero a me che avevo fatto la cosa giusta ed a lei che c'era qualcuno di cui potersi fidare.
Anche i vigili furono sorpresi dalla mia SalvoD'aquistata, fecero una denuncia a piede libero, ci rilasciarono e innescarono in noi una felicità duratura (di solito non sta su così tanto la felicità), forse era il consolidarsi e l'affermarsi di un amicizia a renderci così euforiche!
Prese dalle nostre cose, ci perdemmo un po' di vista ma ci tenevamo sempre in contatto; lei mi diceva che continuava a rubare ma una notte l'ho beccata che faceva marchette sotto i portici di Via Nizza, le ho fatto una scenata e preso a calci il vecchio che se la voleva portare, dopo un po' mi arrestarono di nuovo e quando uscii  andai a trovarla nella casa dove abitava con un mega-pusher calabrese.
Ci facemmo tutta la notte di quella coca rosa che ai tossici attuali pare una leggenda metropolitana e siccome i calabresi sono il numero uno anche per quanto riguarda l'eroina, finimmo con la nostra preferita

Mi confidò di essere incinta e di volerlo tenere anche a costo di smettere, io ero incredula che quand'eravamo in cella insieme una volta mi disse che avrebbe potuto starci anche tutta la vita dentro se le avessero dato la roba invece, davvero smise!
 

Grazie al Ministero (di grazia e ingivstizia), la vidi un ultima volta alle Nuove. 
Fu quella volta che mi arrestarono mentre attraversavo la strada perdipiù col verde ma gli sbirri scesero lo stesso dalla vettura con un mandato di cattura per me e poi mi chiesero che fine aveva fatto la mia amica Debora M., gli risposi che non lo sapevo, mi portarono dentro e dopo qualche giorno giunse pure lei che però fu scarcerata dopo pochissimo perchè incinta. 
Incredibile davvero dover ringraziare il Ministero per averci fatto passare qualche giorno insieme prima di non vederla mai più perchè cambiò vita davvero Sdè, partorì e cominciò a fare la madre di un figlio suo stavolta, ma un giorno che era in casa da sola perchè il bambino era al mare con la sorella, le venne un attacco di epatite fulminante e morì così, da sola, dopo tre giorni di agonia in cui passava dal coma allo stato di veglia. Chi riuscì a vederla prima che la tumulassero, mi disse che era irriconoscibile: tutta marrone coi denti che sporgevano ma soprattutto aveva le unghie consumate perchè quando era in stato di veglia grattava la porta in cerca di aiuto.
Tutt'ora pensare a questo, mi mette i brividi!
Devo ringraziare di essere arrivata in ritardo al suo funerale (incredibilmente ero stata scarcerata il giorno prima, guarda il caso...) perchè almeno non l'ho vista così come me l'han descritta ma poco cambia perchè sento di non esserle mai stata utile davvero o comunque ho spesso la sensazione che fosse Lei ad aiutarmi più di quanto facessi/volessi io e non averle mai detto Grazie per questa amicizia, mi lascia incompleta.
Grazie Sdè, te lo dico adesso piccola Amica mia, Grazie davvero!